Qual è il profilo di chi maltratta? L’aggressore (uomo o donna che sia) può uscire dalla spirale di violenza che ha creato?
La violenza psicologica non lascia segni visibili come quella fisica. Eppure, questo genere di aggressioni lasciano una macchia indelebile sulle vittime. Cosa spinge alcuni individui a comportarsi come aggressori e a utilizzare la violenza psicologica nei confronti del partner, per esempio?
Molto spesso chi maltratta ha vissuto a sua volta in un ambiente carico di violenza psicologica e/o fisica e continua a ripetere lo stesso modello. Spesso, è stato vittima di traumi o di episodi di violenza durante l’infanzia.
Quali sono le principali caratteristiche della persona che utilizza la violenza psicologica? Solitamente si tratta di un individuo che vede il proprio partner come sua proprietà e che, per questo, allontana la vittima da tutti gli appoggi esterni, come la famiglia o gli amici. L’aggressore vuole trasformarsi nell’unico punto di riferimento del partner attraverso l’utilizzo del potere economico, fisico o psicologico. Niente può scappare al suo controllo. L’indipendenza della vittima viene azzerata.
Uscire dai limiti imposti vuol dire ricevere insulti, minacce e/o causare discussioni o malumori. Il controllo diventa sempre più ossessivo: per restare all’interno del “recinto” la vittima deve sentirsi dipendente e colpevole. Per raggiungere questo obiettivo, l’aggressore dovrà ridurre l’autostima del partner, ridicolizzandolo davanti agli altri, minimizzando i suoi successi e sottolinenando solamente gli errori.
All’interno di questo circolo è difficile che la vittima si renda conto della violenza psicologica o che abbia la forza di poter uscire da questo circolo vizioso. Spesso, anche lo stesso aggressore non è in grado di ammettere di stare utilizzando potere e controllo per sottomettere la sua vittima.
È possibile cambiare attraverso la terapia?
È molto difficile che sia il proprio aggressore a dirigersi verso la soluzione, scegliendo di intraprendere una terapia. È piuttosto complicato che accetti di ammettere di stare maltrattando il proprio partner. Proprio per questo è difficile rispondere alla domanda: dipende dalla persona e dalla sua volontà. Tutto dipende, infatti, dalla sua stessa voglia di cambiare.
Il primo passo fondamentale è quello di essere coscienti del proprio problema. Spesso è lo stesso terapeuta, quando l’aggressore si presenta in studio per altri problemi collegati (gelosia, ira, ecc.), che si rende conto della presenza di questo disturbo e cerca di affrontarlo insieme al paziente.
Come si sviluppa la terapia quando i pazienti sono persone che esercitano la violenza psicologica?
Il percorso può variare da persona a persona. Tuttavia, è indispensabile che il paziente possa imparare a riconoscere le sue emozioni e a gestirle, senza esercitare violenza sulle altre persone. Questo controllo può avvenire solamente affrontando le situazioni che causano queste emozioni, ad esempio quegli episodi del passato, come quelli dell’infanzia, che hanno creato carenze a livello affettivo.
È importante ricordare che gli aggressori hanno un’autostima molto bassa: incrementarla vuol dire ridurre tutte quelle incertezze che creano gelosia e ira per l’impossibilità di controllare totalmente la situazione. È fondamentale, inoltre, lavorare sull’empatia. Riuscire ad ascoltare gli altri e a mettersi nei loro panni vuol dire comprendere il danno che si può arrecare al partner e cercare di rimediare.
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